Fisioterapista: chi è, cosa fa e quando rivolgersi.
Quando si parla di fisioterapista, ci si riferisce a un professionista sanitario laureato, cioè in possesso almeno della laurea triennale, abilitante alla professione stessa.
Il fisioterapista, a livello normativo, è il professionista sanitario che si occupa degli aspetti di prevenzione, valutazione, trattamento e riabilitazione.
E’ un professionista che si focalizza verso patologie di diversa natura, da quelle muscolo-scheletriche, a quelle ortopediche e sportive, a quelle respiratorie (ad esempio dopo aver preso il Covid 19) e cardiologiche fino ad arrivare a quelle neurologiche e pediatriche.
Per questo motivo collabora a stretto contatto con altri professionisti sanitari e i medici, sia di medicina generale sia specialistica, svolgendo il ruolo di riabilitatore.
Il fisioterapista non solo deve aver conseguito la laurea triennale di primo livello in fisioterapia, ma per esercitare, deve essere iscritto all’albo dei fisioterapisti.
Dal 2018, chiunque può riconoscere un vero fisioterapista da uno fasullo o non laureato tramite la ricerca degli iscritti sul sito della Federazione Nazionale Ordini TSRM-PSTRP.
Il percorso formativo
Il fisioterapista deve conseguire una laurea triennale di primo livello e superare, conseguentemente, anche l’esame di stato per l’abilitazione all’esercizio professionale.
Questo titolo è il requisito minimo e sufficiente per esercitare la professione, sia in regime privato che in ambito ospedaliero, o presso centri medici o ambulatori. Allo stato attuale, tuttavia, la formazione triennale risulta insufficiente per andare incontro alla crescente richiesta di qualità e specializzazione specifica nei vari ambiti di lavoro del fisioterapista.
Molti colleghi fisioterapisti, dopo la laurea triennale, intraprendono un percorso di specializzazione post-laurea per sviluppare le proprie capacità.
Questa formazione può avvenire tramite corsi specifici o percorsi più strutturati come i master universitari. Nel mio caso, ho concluso nel 2018 il Master di Riabilitazione dei Disordini Muscolo-scheletrici presso l’università di Genova. Successivamente (nel 2019) ho completato il corso di Manipolazione Fasciale a Padova, e dal 2020 mi sto specializzando nei disturbi del cranio e della mandibola, a livello dell’articolazione temporo–mandibolare.
Oltre alla laurea triennale, il fisioterapista può proseguire conseguendo la laurea magistrale, comune a tutte le professioni sanitarie.
L’ultimo step riguarda il dottorato di ricerca PhD, titolo che rappresenta il più alto grado di formazione in ambito universitario e che consente di accedere al ruolo di ricercatore, professore universitario o altri ruoli istituzionali.
Cosa fa il fisioterapista?
Il fisioterapista ritrova applicazione in numerosi ambiti della salute. Il più conosciuto è quello della riabilitazione, nota anche come “rieducazione funzionale”, “riabilitazione motoria” o semplicemente “rieducazione”, ma sono tutti termini equivalenti.
Proviamo a dare un esempio pratico: un esempio di riabilitazione sono i percorsi di recupero dopo una lesione al crociato anteriore (ACL). Un altro esempio è la riabilitazione in seguito a una immobilizzazione prolungata legata al gesso o altri dispositivi (come il periodo successivo a una frattura ossea). Può essere necessario un percorso di riabilitazione in seguito a un intervento chirurgico (come nel caso di protesi di ginocchio o di anca). Più semplicemente a volte serve riabilitare una persona a causa di un episodio di mal di schiena o lombalgia acuta.
La storia però non è finita qua!
Il fisioterapista, durante il suo percorso formativo, acquisisce alcuni metodi di valutazione che lo rendono autonomo nel suo lavoro.
Facciamo alcuni esempi pratici:
- Misura del dolore e dei suoi aspetti, come intensità e qualità percepita;
- Valutazione della forza muscolare e della resistenza muscolare;
- Osservazione dell’ampiezza articolare o ROM articolare;
- Prova della lunghezza muscolare;
- Valutazione dell’equilibrio e della coordinazione motoria;
- Test della rigidità muscolare e della rigidità articolare;
- Studio del gesto funzionale specifico, che può andare dall’analisi della corsa o del cammino, a un gesto più tecnico come il tiro di un calciatore o la battuta di un pallavolista;
In base alla valutazione e quello che ne emerge, il fisioterapista si occupa del loro trattamento e della gestione a lungo termine della problematica, anche a scopo di prevenire il ripetersi della patologia.
Quando rivolgersi al fisioterapista?
E’ bene fare una piccola premessa. Il fisioterapista laureato e in possesso dell’abilitazione all’esercizio NON ha bisogno della prescrizione o dell’indicazione medica. Infatti, il fisioterapista è in grado di sottoporre il paziente ad uno screening per il riconoscimento di condizioni cliniche che sono al di fuori della sua competenza. In questo modo, il fisioterapista può rilevare e identificare una serie di campanelli di allarme, che possono sottendere la presenza potenziale di patologie più gravi o serie.
Alcuni di questi campanelli comprendono:
- Febbre;
- Repentina perdita di peso, non riconducibili a una motivazione ben precisa;
- Malessere generale;
- Dolore notturno che persiste e peggiora nei giorni;
- Deficit neurologici rilevanti;
- Sudorazione notturna ingiustificata;
Nel caso in cui il fisioterapista riconosca e identifichi questi campanelli d’allarme, procede ad inviare il paziente al medico specialista di competenza, come potrebbe essere ortopedico, neurologo, cardiologo etc..
Il paziente, inoltre si può recare dal fisioterapista avendo già una diagnosi medica con indicazione al trattamento fisioterapico. Il fisioterapista, anche in questo caso, dovrà rivalutare completamente il paziente dal punto di vista riabilitativo, in modo da intraprendere il corretto percorso di riabilitazione e trattamento.
In quali casi il paziente può rivolgersi al fisioterapista?
Sarà necessario rivolgersi al fisioterapista in quei casi in cui vi è:
- Limitazione del movimento di un distretto del corpo (schiena, anca, ginocchio, collo o spalla o altro) o di un movimento (alzare il braccio verso l’alto o piegare un ginocchio)
- Interventi di chirurgia di diversa natura;
- Condizioni dolorose ( lombalgia, dolore alla spalla, dolore alla sciatica, cervicrobrachialgia, sindrome del tunnel carpale)
- Problematiche di rigidità (collo rigido, o la rigidità a un ginocchio, ad un’anca o alla schiena)
- Difficoltà nell’eseguire i movimenti della vita quotidiana o un gesto atletico specifico (il servizio nel tennis o difficoltà a salire e scendere le scale sono degli esempi
- Casi in cui vi sia una riduzione di forza muscolare (inattività dopo interventi chirurgici o immobilizzazione prolungata o da “disallenamento”)
In sostanza, il fisioterapista si occupa del movimento e del corpo in generale, qualunque problematica ne infici lo stato di salute generale il fisioterapista ha un ruolo centrale.
Il termine riabilitazione, quindi, si riferisce al recupero delle funzioni che ci permettono di condurre la nostra vita, aumentandone così la qualità. La qualità della vita della persona è l’obiettivo finale del Fisioterapista,